The-Grand-Budapest-Hotel-2014

Il film si ispira alle novelle dello scrittore Stefan Zweig, famoso negli anni ’30, ed è diretto da Wes Anderson, regista perfetto per rappresentare il mondo immaginario e illusorio dove è collocato il Grand Budapest Hotel reso credibile anche grazie ad un cast stellare composto da Ralph Fiennes, Jude Law, Edward Norton, Bill Murray e tanti altri. Da un Hotel vuoto e decadente, tramite il flashback evocato dal ricordo di un anziano Zero Moustafa, ci ritroviamo nel coloratissimo ed affollato albergo all’apice della sua fama. Qui comincia la complessa e surreale avventura del giovane Zero e del celebre concierge Monsieur Gustave H. L’assurdità delle situazioni e delle battute dei moltissimi personaggi del film divertono molto lo spettatore coinvolgendolo per circa un’ora e mezza in un mondo elegante e bizzarro, con un finale nostalgico che lascia un po di amaro in bocca. Per comprendere a pieno l’enorme lavoro e la mole di riferimenti a fatti reali presenti, godendosi davvero la commedia, è necessario un occhio vigile e attento e probabilmente bisognerebbe anche conoscere un po meglio la figura di Stefan Zweig: uno degli scrittori più famosi della sua epoca e il più tradotto in assoluto negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale. L’esperienza del conflitto mondiale ha profondamente segnato l’animo dello scrittore, già di natura pieno di ansie e turbamenti ed infatti in diverse opere si possono trovare riferimenti alla guerra e a come abbia riconsiderato il valore della sua origine ebraica nel dopoguerra. Nella sua autobiografia descrive ed analizza la società europea del suo tempo,che imparò a conoscere grazie ai suoi numerosi viaggi e che possiamo ritrovare in alcuni passaggi del film. Descrive anche la Grande Guerra, evitando accuratamente di schierarsi, mostrando le sue angosce per il futuro del mondo, ma anche le sue speranze. Speranze che perderà totalmente con l’inizio della seconda guerra mondiale. Ed è a questa nostalgica e triste perdita di speranze che si può collegare il finale di Grand Budapest Hotel, che, dopo averci divertito e conquistato con l’eleganza di un mondo surreale ci riporta dolcemente alla realtà, ma, a differenza del pensiero di Zweig, apre le porte ad un futuro non necessariamente migliore, ma apprezzabile in quanto il peggio sembra essere ormai passato.

GHB_3932 20130116.CR2